Il Tottenham Stadium è oggi l’apoteosi degli stadi in Europa: una struttura all’avanguardia, bella, efficiente e una miniera di soldi per il club. Il club inglese ha speso un miliardo di sterline per il nuovo impianto, inaugurato nel 2019
Tra le vecchie case dickensiane della classe operaia, modeste ma con un fascino tutto britannico, e i moderni palazzoni da edilizia popolare, senza alcun fascino, lo stadio del Tottenham sembra un’astronave spaziale atterrata da un altro pianeta alla periferia nord di Londra. Ma come tutti i grandi club della capitale inglese, che oggi dominano il calcio europeo, anche gli Hotspurs nascono, a fine dell’800, come un club di quartiere, lo svago per la povera plebe urbana che aveva lasciato le campagne per andare a lavorare nelle fabbriche in città.
Una lezione per Milano e San Siro
Nonostante il fantascientifico stadio, questa atmosfera da working class, aumentata anche dall’altoparlante della Overground, la metropolitana di superfice, che ancora chiama l’impianto “White Harte Lane Stadium”, rimane ancora intatta in questo ex sobborgo, ora inglobato nella metropoli. Per il Milan, che la sera dell’8 Marzo, si gioca contro il Tottenham il passaggio del turno in Champions League, una vittoria significherebbe rientrare nel G8 del calcio mondiale dopo un quindicennio e più di 20 milioni di euro di extra ricavi (tra incassi da stadio e diritti tv).
La partita ha anche un altro valore, ancor più strategico e di lungo termine: il confronto, impietoso, tra due infrastrutture. Il Tottenham Stadium è oggi l’apoteosi degli stadi in Europa (in attesa del nuovo Bernabeu a Madrid): una struttura all’avanguardia, bella, efficiente e una miniera di soldi per il club. Niente succede per caso, però. Il club inglese ha speso un miliardo di sterline per il nuovo impianto, inaugurato nel 2019. E hanno già raccolto i frutti, sportivi (con una finale di Champions League), ma soprattutto di ricavi di uno stadio moderno. Oggi lo stadio porta 5 milioni di sterline di incasso a ogni partita. Poi ci sono tutti gli eventi collaterali. I cinque piani dello stadio offrono calcio per tutte le tasche: si va dalle curve, con biglietti a 48 sterline, fino ai due super esclusivi club, uno all’ultimo piano e uno con vista sul tunnel degli spogliatoi: costano 60mila sterline l’uno (30mila di sola iscrizione) l’anno. E c’è chi compra entrambi (per la modica spesa di 120mila sterline) per togliersi lo sfizio di scegliere se stare vicino al club o guardarlo dall’alto: è il potere di una città con il più alto tasso di miliardari al mondo e il potere del calcio inglese.
Tra prati retrattili e birrerie, uno stadio divertimentificio
Per dissetare le migliaia di tifosi della curva, un bancone bar lungo 60 metri, il più lungo in Europa, serve birra prodotta dentro lo stadio da un micro birrificio Beavertown (fabbrica locale di birre artigianali). Chicca alcolica: i mastri birrai spillano una birra speciale, dedicata Harry Kane, la gloria del club, che si può bere solo lì. “Flessibilità”, una struttura che si potesse sfruttare in molti modi, è stata la bussola degli architetti di Populous, lo studio che ha progettato Tottenham e anche il nuovo (forse) San Siro, di cui si parla da anni senza risultati.
«Giochiamo circa 30 partite di calcio all’anno. Il tema era: cosa ne facciamo dell’impianto il resto dell’anno?» spiega Richard Knotts, responsabile eventi dello stadio. Ecco che il prato iper-tecnologico, sopraelevato di quasi 2 metri dal terreno, si ritrae per far posto a concerti, incontri di boxe e partite di rugby. Dalla prossima estate, grazie a un accordo storico con la Formula 1 di Stefano Domenicali, l’hangar che custodisce il prato diverrà una pista per go-kart elettrici. Dalle visite guidate, matrimoni, e free climbing sulle pareti, alla passeggiata sul cornicione, ogni angolo dello stadio viene monetizzato.
Calcio globale e stadi
Nel calcio, ormai industria di intrattenimento globale, per competere a livello internazionale, servono stadi così. Il glorioso Meazza è un pezzo di storia di Milano e dell’Italia, ma oggi è un obsoleto dinosauro, inadatto ai tempi.Gli inglesi con il loro pragmatismo hanno optato per la soluzione più semplice: hanno raso al suolo il vecchio e storico stadio e ci hanno costruito sopra il nuovo faraonico impianto: dove c’era il vecchio centrocampo, hanno messo un’insegna-ricordo per terra.
«Abbiamo voluto, però, mantenere un legame col passato» commenta Knotts. Alcune placche blu, simili a quelle della National Heritage, in varie zone, ricordano che si sta camminando sui detriti del vecchio stadio. «È come camminare sopra la storia. Ci è costato di più che costruire un pavimento ex novo ma abbiamo voluto farlo come omaggio al passato» chiosa.
Il nuovo stadio non ha portato benefici economici solo al club ma anche al quartiere. Pure il Tottenham ha dovuto affrontare critiche quando presentò il progetto: trasformare il vecchio stadio in un complesso a metà tra il centro commerciale e un hotel d lusso, era l’accusa, avrebbe fatto morire i piccoli negozi del quartiere, che vivono di calcio ì. E invece, «queste attività a conduzione familiare prosperano più di prima» conclude Knotts. Con 60mila spettatori, ci sono opportunità per tutti.